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L’IMPRONTA ECOLOGICA
Hai anche tu un’impronta ecologica? …
Ma perché porsi il problema dell’impatto che possono avere le nostre semplici azioni quotidiane? Ogni cosa che facciamo o che compriamo, che consumiamo, che eliminiamo è legata all’ambiente in cui queste azioni
vengono compiute così come ai luoghi dove gli oggetti vengono prodotti e le materie prime utilizzate sono prelevate.
Possiamo quindi affermare che diversi stili di vita (anche semplici diverse abitudini quotidiane) portano ad impatti di tipo diverso sull’ambiente… dobbiamo pensare che le nostre singole azioni possano essere compiute da 7 miliardi di persone, quanti cioè gli attuali esseri umani ospiti del pianeta Terra.
Se il numero crescente di esseri umani è un problema grave, l’impatto che ognuno di essi ha sull’ambiente e sulle risorse, ovvero l’impronta ecologica, non è da meno: è evidente, infatti, che il nostro Pianeta può sostenere un numero minore o maggiore di persone, a seconda se i loro consumi, e quindi il loro impatto sull’ambiente, siano minori o maggiori.
L’impronta ecologica è un indicatore che mette in relazione gli stili di vita di una popolazione con la quantità di natura necessaria per sostenerli; questa “quantità di natura” viene espressa in ettari/procapite di superficie naturale produttiva, utilizzati per soddisfare i nostri consumi e per assorbire i nostri rifiuti.
In parole povere, essa misura l’area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria per rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e per assorbire i rifiuti corrispondenti. Utilizzando l’impronta ecologica, è possibile stimare quanti pianeta Terra servirebbero per sostenere l’umanità, qualora tutti vivessero secondo un determinato stile di vita.
Confrontando l’impronta di un individuo (o regione, o stato) con la quantità di terra disponibile pro-capite (cioè il rapporto tra superficie totale e popolazione mondiale) si può capire se il livello di consumi del campione è sostenibile o meno. Per calcolare l’impronta relativa ad un insieme di consumi si considera la quantità di ogni bene consumato (es. grano, riso, mais, cereali, carni, frutta, verdura, radici e tuberi, legumi, ecc.) e si ottiene la superficie necessaria per produrre tali alimenti; per calcolare poi l’impatto dei consumi di energia, questa viene convertita in tonnellate equivalenti di CO2, e si calcola la quantità di terra forestata necessaria per assorbire le suddette tonnellate di CO2.
L’Italia ha un’impronta ecologica (sui dati 2005) di 4.2 ettari/pro capite con una biocapacità (quanto il territorio italiano può offrire ad ogni suo abitante) di 1 ettaro/pro capite, dimostrando quindi un deficit ecologico di 3.1 ettari//pro capite.
I paesi con oltre un milione di abitanti con l’impronta ecologica più vasta sono gli Emirati Arabi Uniti, gli Stati Uniti d’America, la Finlandia, il Canada, il Kuwait, l’Australia, l’Estonia, la Svezia, la Nuova Zelanda e la Norvegia. Se tutti gli esseri umani avessero un’impronta ecologica pari a quella degli abitanti dei paesi “sviluppati” non basterebbe l’attuale pianeta per sostenerla: nel 2050 ce ne vorrebbero due di pianeti, se continuerà l’attuale ritmo di consumo di acqua, suolo fertile, risorse forestali, specie animali tra cui le risorse ittiche.
Soprattutto nei paesi ricchi, quindi, dovremmo ridurre il nostro peso sull’ambiente e sulle risorse del Pianeta, così da ridurre la nostra impronta ecologica.